Pontida nera. Dalla “coscienza partigiana” alla visita di Marine Le Pen

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    Alla fine degli anni Ottanta, la Lega Lombarda mise in circolazione un volantino dominato dagli slogan: “Le Pen è fascista, come i partiti di Roma” e “Lega Lombarda, coscienza partigiana!”. Seguiva una breve analisi, nella quale “centralismo” e “autonomismo” apparivano come termini naturalmente antitetici, allo stesso modo di “fascismo” e “leghismo”.

    Posto tale presupposto, si affermava: “Paragonare quindi la Lega Lombarda al Lepenismo è un falso perché si tratta di movimenti politici con finalità diametralmente opposte”. Nel 1992, invece, nel libro intervista “Vento dal Nord. La mia Lega la mia vita”, il segretario Umberto Bossi ribadiva: “Dicono che sono parente stretto di Jean-Marie Le Pen, che la Lega è la voce della Lombardia razzista. È la solita propaganda fatta di luoghi comuni, buona solo per la campagna elettorale” (p. 143).

    Colpisce, in primo luogo, come i leghisti di quell’epoca dessero per acquisito che il Fronte Nazionale francese fosse qualificabile come una forza di ispirazione fascista e razzista, dalla quale era utile prendere le distanze. Sono gli anni in cui la Lega Lombarda sosteneva di essere un “movimento” capace di andare oltre la vecchia distinzione tra “destra” e “sinistra”: grazie all’autonomismo e al federalismo integrale sarebbero decaduti lo “stato classista”, insieme alle dottrine in esso dominanti, ovvero il liberismo e il marxismo – come affermò lo stesso Bossi nel suo discorso al Congresso di Segrate del dicembre 1989. La Lega Lombarda, in sostanza, si voleva né di destra né di sinistra. Però, il principale terreno di caccia a sua disposizione, ovvero il mondo delle province lombarde, dava ancora largamente importanza alla “pregiudiziale antifascista”.

    Come appariva evidente ai più attenti sindacalisti lombardi e veneti, in alcune province del Nord Est il fenomeno leghista disponeva di una discreta capacità di seduzione anche tra i lavoratori organizzati, e persino tra i tesserati CGIL. Dirsi antifascisti era quindi, al di là di ogni convinzione, una necessità nella prospettiva di un partito che puntasse all’espansione elettorale nel Settentrione: conseguiva la scelta di smarcarsi da Jean-Marie Le Pen, tanto spesso accostato ai mondi dell’estrema destra e del post-fascismo. Alla luce di questi precedenti, la presenza di Marine Le Pen a Pontida, pare certo un fatto non scontato che, tuttavia, sarebbe superficiale ricondurre a questioni di incoerenza politica o a una sopraggiunta radicale discontinuità ideologica leghista. Va anzitutto considerato che, al netto della volontà di “rivoluzionare” le istituzioni italiane, nella Lega Lombarda – così come nella Liga Veneta e nella Lega Nord in cui si federarono insieme ad altre forze regionaliste – è risultato strutturante un nucleo ideologico conservatore di fondo, dal momento che questa forza si poneva nella prospettiva di chi intendeva difendere il proprio territorio e la propria comunità di riferimento dalla penetrazione di agenti estranei e disgreganti, accusati di corrompere le gerarchie sociali, l’ordine costituito, i costumi privati e la moralità pubblica.

    Dopodiché, nel corso di un quarantennio, sono cambiati di volta in volta gli agenti corruttori e i nemici esterni, si è passati dai parassiti meridionali, agli immigrati irregolari, da “Roma ladrona” alla “Bruxelles dei burocrati”, mentre in un gioco di geometrie variabili è mutata anche la comunità umana di riferimento, e il recente “Prima gli italiani!” ha sostituito il vecchio “Prima il Nord!”.

    In tal senso, l’orizzonte ideologico lepeniano è coerente – mutata la comunità di riferimento – con la visione leghista della realtà. Insieme, la pregiudiziale antifascista ha perso valore per la maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici del Nord. È utile infine tenere presente che, sin dalle sue origini, il leghismo si è caratterizzato per la sua capacità di interpretare lo spirito del proprio tempo, cercando di fornire abiti politici adeguati a sentimenti diffusi. Quindi, se l’attuale fase politica si caratterizza per un consolidamento delle destre e per un radicarsi nel senso comune di tante prospettive conservatrici, la Lega di Salvini, invitando Le Pen a Pontida, non si discosta dalle prassi del passato, ma continua a fare il suo mestiere. Che, non c’è dubbio, coincide oggi con un più esplicito posizionamento a destra, competitivo rispetto al serbatoio elettorale di Fratelli d’Italia.

    Immagine di copertina, particolare da Wikipedia

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