Le politiche non sono neutre, sottendono una visione di società. Chiamiamo i destinatari e le destinatarie delle politiche “beneficiari” perché sono coloro a cui queste politiche dovrebbero arrecare beneficio. Analizzandole, è dunque possibile comprendere quale idea di società, di famiglia e di donna guida le decisioni di chi governa.
Leggendo la finanziaria appena approvata in un’ottica di genere e guardando i dati disponibili, possiamo tracciare il profilo di chi trarrà maggior vantaggio dalla spesa pubblica. Sgravi fiscali, bonus nido, esenzioni di Iva sono alcune delle misure previste dal governo nella finanziaria, le poche pensate per facilitare la vita delle donne.
Partiamo dagli sgravi fiscali: sono indirizzati al cento per cento alle donne con un impiego a tempo indeterminato, che hanno tre o più figli (anche se una parte delle agevolazioni inizia dal secondo).
In primo luogo, bisogna dire che si tratta di una platea piuttosto ristretta: in Italia lavorano poche donne, la maternità rappresenta un concreto fattore di rischio di espulsione dal mercato del lavoro – rischio che aumenta all’aumentare del numero di figli. In 22 Paesi Ue su 27 il tasso di occupazione delle donne con tre figli è più alto di quello delle italiane con uno solo. Le lavoratrici con tre figli in Italia sono l’eccezione e non la regola.
In secondo luogo, essendo limitata alle lavoratrici con contratto di lavoro a tempo indeterminato, la misura rischia di coprire solo le donne che godono di maggior sicurezza, mentre sappiamo che il lavoro femminile è caratterizzato da una maggiore precarietà.
Immagine di copertina di Alex Muromtsev su Unsplash