Si sta avvicinando la fine del femminismo pop
Nel 1968, il New York Times pubblicò un breve articolo sulla protesta di una decina di femministe che interruppero i lavori dell’Equal Employment Opportunities Commission, un’agenzia indipendente creata con il Civil Rights Act, la legge del 1964 sui diritti civili. Con questo articolo, intitolato “The second feminist wave: what do these women want?”, l’autrice Martha Lear coniò una delle metafore più celebri del femminismo, quella delle ondate. Sebbene oggi questa metafora, usata per identificare i periodi di maggior fortuna del movimento femminista, sia stata messa in discussione, si è abbastanza concordi nel pensare che intorno al 2013-2014 sia iniziata la quarta ondata del femminismo. Dopo il periodo di disimpegno dell’inizio del nuovo millennio (secondo alcune teorie, motivato dalla voglia di leggerezza dopo il trauma dell’11 settembre), l’esplosione dei social network e la crisi economica del 2008 hanno portato alla nascita di una nuova consapevolezza sui temi politici e sociali, in particolare sul femminismo. A distanza di dieci anni, però, questa quarta ondata comincia a mostrare alcuni segni di declino, a partire dallo stesso Paese in cui è iniziata, gli Stati Uniti.
Immagine di copertina di Delia Giandeini su Unsplash