Mappa dei finanziamenti ai nuovi centri culturali in tempi di Coronavirus

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    Il testo che state per leggere è una parte del risultato del percorso della prima tappa de laGuida, il Festival Itinerante dei nuovi centri culturali di cheFare.  Si tratta di 11 proposte per politiche locali e nazionali per i nuovi centri culturali che porteremo sui principali tavoli di revisione politica. Puoi leggere l’approfondimento completo qui, e puoi consultare in fondo a questo articolo un indice tematico.

    Da almeno negli ultimi 10 anni – con obiettivi, metodi e lenti interpretative diverse – policy maker ed erogatori in Italia sostengono in modi diversi i nuovi centri culturali e i presidi civici. Per alcuni il sostegno si è inserito all’interno di disegni più ampi legati all’innovazione sociale, culturale e civica. Per altri, è stato un’estensione di politiche territoriali legate alle Industrie Culturali e Creative o al terzo settore culturale. Per altri ancora, infine, si è trattato di un focus specifico di ricerca e sviluppo.

    In tutti i casi, l’emergenza del Coronavirus ha impresso drastiche accelerazioni e trasformazioni nelle politiche dedicate. Da un lato, perché i nuovi centri culturali e i presidi civici sono spesso particolarmente fragili dal punto di vista della sostenibilità economica e le misure di distanziamento, precauzione e sanificazione imposte dal virus rischiano di stroncare troppe iniziative. Dall’altro, perché il ripensamento della cultura e della coesione sociale in ottica territoriale e di prossimità sembra identificare nei nuovi centri culturali e nei presidi civici degli interlocutori ideali.

    Questo incontro de laGuida ha riunito attorno ad un tavolo virtuale i rappresentanti di alcune tra le istituzioni che hanno lavorato in modo più approfondito con i nuovi centri culturali, per interrogarsi trasformazioni delle forme di sostegno e su come le stesse istituzioni abbiano appreso e si siano lasciate trasformare da ciò che hanno imparato.

    L’intervento di Sandra Aloia (Responsabile Missione Favorire Partecipazione Attiva della Fondazione, Compagnia di San Paolo), si è concentrato sul bando Rincontriamoci, una misura straordinaria messa in campo dalla Compagnia di San Paolo per sostenere nuovi centri culturali, nuove istituzioni culturali e centri civici di Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta, in risposta alla crisi portata dal Coronavirus. Si è trattato di un bando sui generis in quanto non rivolto a progettualità costruite ad hoc – come avviene spesso – ma al sostegno diretto delle organizzazioni.

    Si è trattato di una misura importante dal punto di vista della conoscenza dei territori perché ha consentito alla fondazione di entrare in contatto anche con organizzazioni precedentemente fuori dai radar e che, in numero considerevole, non erano mai state destinatarie di contributi istituzionali di nessun tipo. Questo ha permesso, da un lato, di mappare e sostenere soggetti “dal basso” e inediti. Dall’altro, ha chiarito la necessità di stabilire interlocuzioni continuative con soggetti di secondo livello, di facilitazione e di rappresentanza.

    Dal punto di vista delle modalità organizzative interna alla fondazione, inoltre, la consapevolezza della necessità di adottare misure efficaci e urgenti ha prodotto una misura che per il ciclo di pubblicazione, accettazione, valutazione e proclamazione dei risultati ha impiegato solo 5 settimane – un arco di tempo estremamente veloce se comparato ai circa 4 mesi per le stesse attività in periodi “normali”: in soli 10 giorni sono arrivate quasi 500 domande, delle quali sono state accettate 147 per una cifra complessiva di circa 1.500.000 euro.

    Roberta Franceschinelli (Responsabile Area Cultura della Fondazione Unipolis/culturability) ha ricostruito il percorso del bando culturability tra il 2013 e il 2020, evidenziando come tra le diverse edizioni la fondazione abbia sentito il bisogno di modificare il focus e i metodi di valutazione e sostegno ai partecipanti per rispondere in modo più adeguato alle sollecitazioni che arrivano dai territori. In questo senso, un momento particolarmente significativo è stato “l’anno di pausa” del bando nel 2019, che ha portato alla decisione di smettere di sostenere l’emersione di nuovi spazi e di iniziare a lavorare sulla crescita ed il consolidamento di centri culturali attivi già da tempo, in modo da poter investire in modo più chiaro e definito su identità e specificità costruite nel tempo incidendo su due variabili specifiche: la governance interna e gli aspetti relativi qualità artistica e culturale.

    Bertram Niessen, direttore scientifico di cheFare, durante laPiazza al Polo del ‘900 di Torino.

    Per questo motivo, il meccanismo del bando 2020 ha articolato tipologie di forme di sostegno diverse in fasi diverse: liquidità attraverso le erogazioni; accompagnamento; vaucher da utilizzare con consulenti esterni. Nelle sue considerazioni conclusive, Franceschinelli ha ribadito la necessità di misure nazionali per il sostegno ai nuovi centri culturali nel fronteggiare le criticità tecnico-pratiche portate dal Coronavirus (come ad esempio le spese sostenute per le sanificazioni). Oggi più che mai, inoltre, è importante che le fondazioni siano in grado di rendersi flessibili nelle forme di erogazione e rendicontazione, ascoltando costantemente le voci dal territorio e costruendo percorsi di advocacy e mediazione verso che progetta ed implementa le politiche al livello nazionale.

    Marco Minoja (Direttore della Direzione Cultura del Comune di Milano) ha costruito il suo intervento secondo una prospettiva storica. Il Comune di Milano, per sostenere gli spazi della cultura, in passato ha adottato quelli che si possono definire come strumenti tradizionali: concessioni di immobili di proprietà del Comune; bandi per l’erogazione di finanziamenti, tradizionalmente divisi nelle macroaree dell’avviso pubblico per le attività di spettacolo, all’interno delle quali rientrano molti soggetti che gravitano attorno ai nuovi centri culturali.

    Dal 2019 la Direzione Cultura del Comune di Milano ha iniziato una mappatura delle filiera dell’offerta culturale per la redazione di un nuovo piano strategico. Con l’emergenza portata dalla pandemia si è manifestata chiaramente l’esigenza di una risposta immediata la sopravvivenza di molte realtà. Milano ha attivato a questo proposito la misura extra-bilancio del Fondo di Mutuo Soccorso, mettendo a disposizione del settore culturale 2 milioni di euro. Un avviso pubblico improntato ad alcuni indirizzi precisi: fare presto; dare sostegno immediato all’attività dei luoghi della cultura; dare un sostegno concreto alle spese per il mantenimento dei luoghi (affitti, concessioni, utenze); dare un sostegno al danno subito a fronte delle mancate entrate dei mesi di chiusura; istruttorie di valutazione estremamente semplici.

    BAGLIORE, la nostra biografia dei nuovi centri culturali pubblicata insieme a Il Saggiatore.

    Il bando è stato pubblicato il 29 maggio e l’iter si è chiuso il 30 di luglio; sono state processate oltre 400 domande, riuscendo a finanziare oltre 260 soggetti: 85 soggetti per il sostegno alle spese fisiche; 165 soggetti per il risarcimento del bando subito. Una terza linea di finanziamento – più strategica – è stata attuata per finanziare nuove progettualità collegate ad aree territoriali, luoghi, utenze, circuiti, modi di fruizione specifici che mirassero a fare rete tra soggetti diversi, confrontandosi con tutti i modelli di parteneriato possibili. È stato il tentativo – riuscito – di dimostrare che fare rete è un modo di fare ecologia di sistema, aumentando impatti, pervasività ed efficacia. Questo bando ha raccolto oltre 70 proposte e ne ha finanziate 6.

    Per l’amministazione, si è trattato di un’occasione di studio e riflessione strategica importante. Gli indirizzi che ne sono emersi sono volti al favorire l’interazione delle filiere dell’offerta pubblica con quella di tutti i nuovi soggetti: non basta più vedere le realtà emergenti come semplice aggiunta all’offerta complessiva, ma bisogna lavorare a processi di integrazione tra biblioteche, musei, luoghi espositivi e luoghi dello spettacolo con i nuovi soggetti. Per trasformare questa visione in strategie serve la capacità di costruire strumenti descrittivi e analitici integrati, ma anche la costruzione di strategie di partecipazione con i pubblici.

     

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