Vengo anch’io? No, tu no: breve storia di un popolo di delatori e di ‘restati a casa’

Lo chiedo un po’ a tutti e faccio mea culpa, perché in questi giorni anch’io, per un momento, mi sono trovato ad augurare un trattamento medievale di tarantiniana memoria da infliggere a un vicino che era uscito di casa (secondo me) troppo spesso. E per questo vi prego di pensarci, di fermarvi a riflettere prima di tirare fuori la bandiera, cantare l’inno nazionale e invocare la pena di morte per uno sconosciuto in tuta che corricchia sotto il vostro balcone.

La signora in fila davanti a me era turbata. Secondo lei c’era troppa gente per le strade

La verità è che in giro non c’è nessuno. Le città sono deserte, almeno lo è la mia, Siracusa, e non capisco perché debba fare eccezione. Qua e là qualcuno ha soffiato sul fuoco e gridando allo scandalo ha diffuso foto di gente che fa la spesa, ma i dati diffusi suggeriscono che, più o meno, stiamo rispettando le regole determinate dall’emergenza del coronavirus. Per cui quando ci lamentiamo della confusione nelle vie ho paura che si tratti di un’allucinazione collettiva. Pochi giorni fa sono andato al supermercato e in giro non c’era un cane. Sono andato anche in farmacia e idem, non c’era nessuno. Passava una macchina ogni tanto, a rompere un silenzio spessissimo e irreale in quella che è una delle vie più trafficate della città, ma la signora in fila davanti a me era turbata. Secondo lei c’era troppa gente per le strade. E le sue parole echeggiando per il viale si sono dissolte in quel deserto.

È facile additare un estraneo e criminalizzarne il comportamento, ma quando siamo noi a uscire da casa, allora non vale, perché noi siamo santi e lo facciamo per necessità, laddove gli altri sono i soliti furbetti. Ma se applicassimo il rasoio di Occam accetteremmo la risposta più semplice, che anche gli altri in questi giorni di reclusione forzata potrebbero aver bisogno di fare la spesa. Ma si sa, la filosofia è fuori moda e pensare “male” è un ever green.

Sta girando un filmato, insieme ad altri filmati simili, non so se veri o falsi, usati come “pistola fumante” dagli aedi delle maniere forti: nel video incriminato ci sono un sacco di persone che fanno una grigliata sotto un portico, infischiandosene del coronavirus e dell’epidemia che ci sta mettendo in ginocchio. Di sicuro è un comportamento irresponsabile, ma siamo sicuri che basti per invocare la legge marziale? La stessa cosa è accaduta con i migranti, se c’è un migrante ladro non vuol dire che siano tutti ladri. Ce lo siamo rimbalzati l’un l’altro fino alla nausea. È la stessa, identica cosa, lo stesso sortilegio. Ma se non ci siamo cascati prima, perché ci stiamo cascando adesso? Probabilmente, il motivo è che stavolta il pericolo è reale e non immaginario.

Per giorni il popolo della rete si è lasciato trascinare in una caccia all’uomo, o, meglio, al runner

Per giorni il popolo della rete si è lasciato trascinare in una caccia all’uomo, o, meglio, al runner, e solo una minoranza si chiedeva se fosse il caso di porsi altri problemi. I più volevano gambizzare i podisti e ci hanno permesso di assistere in diretta a un lavaggio del cervello su scala nazionale, con tanto di capro espiatorio. Adesso a essere finiti sotto il mirino dei talebani all’italiana, tutti baffetti, lievito di birra e mandolino, sono i “criminali” che vorrebbero far prendere un po’ di sole ai bambini.

Il Presidente della regione Sicilia, con gli occhi di fuori e lontanissimo dalla figura carismatica e paterna che dovrebbe incarnare in un momento del genere, ha vietato ogni spasso, si fa per dire, e parla continuamente di guerra chiedendo pieni poteri. Per fare cosa non si sa se non che per riscaldare gli animi più infiammabili. E come lui chissà quanti altri invece di farci forza diffondono ansia, sospetti, aggressività, basti pensare all’attuale Sindaco di Messina, in chiara problematica da overacting.

La verità è che dovremmo essere cavalieri jedi e invece ci comportiamo come biechi sith. Ultracorpi in fregola dietro le tastiere in attesa di mettere alla gogna qualcuno. Ma se a questo punto è chiaro che ce la stiamo facendo sotto dalla paura, forse dovremmo smetterla di comportarci come gerarchi in trip da panopticon e se proprio non riusciamo a stare zitti potremmo usare il pensiero critico, o almeno provarci. Purtroppo, non mi è dato sapere se ciò ci aiuterà a lenire la nostra profondissima angoscia, ad accettare il fatto che non siamo in guerra, che non possiamo essere colpevolizzati per un problema di tale portata e che non dovremmo a nostra volta colpevolizzare gli altri. Ma se pure lo sforzo di essere più tolleranti e solidali si rivelasse inutile, ci saremmo comunque mostrati meno stronzi e avremmo tirato fuori le nostre coscienze dalla fogna in cui stiamo sguazzando con la bava alla bocca.