L’immaginazione civica e le comunità del futuro
Il bisogno di costruire senso di comunità, di esistere come un “noi”, di trovare dimensioni e valori condivisi su cui costruire il nostro presente trova un suo motore nella capacità di aspirare e in particolare nella capacità di visioning di futuri auspicabili. L’antropologo Arjun Appadurai, a proposito di futuro, parla di «etica della possibilità». Vale a dire un’etica «orientata al futuro», che comprende tutte quelle forme di pensiero e azioni che «allargano gli orizzonti della speranza, espandono il campo dell’immaginazione, generando maggiore equità».
Sul solco di questi principi, tra il 2019 e il 2022 Forwardto ha realizzato varie sperimentazioni sul campo, con l’intento di attivare e nutrire capacità di aspirare ed ’“etica della possibilità”. Raccontiamo qui 3 di queste esperienze in diversi contesti del Piemonte, che nascono da istanze differenti: il desiderio di conquistare la Felicità civica a partire dal quartiere di San Salvario a Torino; la necessità di liberarsi dalla gabbia della contingenza grazie alla Rivarolo Next-Gen nel Canavese (Città Metropolitana di Torino); la spinta a ripensare il vasto territorio di Alessandria e Asti con l’aiuto dei Visionari per il 2030.
La prima menzione è per il progetto Felicità civica (www.felicitacivica.it), la cui idea di base è stimolata dal rapporto Censis 2019 sulla situazione sociale dell’Italia, presentata come il “Paese del rancore”. Da qui l’idea di usare il foresight per connettere energie positive della società civile torinese. Avviato a fine 2019 il percorso è stato convertito online proprio durante il primo lockdown della primavera 2020. La partecipazione ai workshop di visioning della Torino 2040 è stata consistente: 170 cittadini con esperienze, profili anagrafici, culture differenti, ma con in comune l’intenzione di immaginarsi un futuro felice per sé, per la città e per la comunità.
Felicità civica è un progetto paradigmatico, realizzato nel Centro culturale Lombroso16, situato nel quartiere San Salvario a Torino, noto per il grande fermento in termini di innovazione sociale. Il team di Forwardto ha lavorato in sinergia con il team di Skopìa, startup dell’Università di Trento specializzata in Futures Studies.
Il percorso propone una finalità molto ambiziosa: introdurre un nuovo costrutto, la “felicità civica” appunto, ispirata agli studi scientifici sulla felicità da punto di vista psicologico e della felicità pubblica e dell’economia civile, da un punto di vista socio-economico. Partendo dall’analisi dei vari indici di felicità e benessere internazionali e nazionali (es. quelli definiti dall’Onu, dall’Ocse, dall’Istat ecc), l’obiettivo è disegnare un indice con specifici indicatori per riconoscere (e in qualche modo misurare).
Inoltre, in collaborazione con il Polo del ‘900, è stato realizzato uno studio su eventi e fenomeni che hanno generato benessere e solidarietà per la cittadinanza nel corso del XX secolo. Quanto emerso, incrociato con una ricognizione dei rapporti e degli studi attuali sulla situazione delle città dal punto di vista delle forze di cambiamento e tendenze attuali, ha fornito l’input per identificare 10 sfide civiche di cui occuparsi per i prossimi decenni.
Le visioni al 2040 prodotte dal grande laboratorio di futuro con i partecipanti, ibridando metodi previsionali e di visioning, sono il faro che orienta le strategie d’azione per il futuro prossimo (nel progetto, il 2025). Oggi, a distanza di tre anni dall’avvio del percorso, al Lombroso16 è attivo il “Laboratorio permanente di felicità civica”, animato da una variegata comunità territoriale di attiviste/i, innovatrici/innovatori, operatrici/tori, volontarie/i, e ancora giovani, ricercatrici/tori, professioniste/i. Nel 2022 nascerà anche un esperimento di impresa sociale con il nuovo bar gestito da giovani under 30, a seguito di apposita call e selezione.
Il secondo caso studio riguardo il complesso quartiere di Bicocca a Rivarolo Canavese, caratterizzato da una situazione difficile di disagio, esclusione, scarso senso di comunità. Eppure, il progetto Rivarolo Next-Gen è partito dalla premessa che il benessere di una comunità passa anche dalla capacità di immaginare collettivamente il futuro. Con questo presupposto, nell’estate 2021 abbiamo sviluppato e condotto un percorso di laboratori che hanno coinvolto un gruppo molto eterogeneo di 60 residenti. Si è innescato un processo di costruzione del futuro preferito con protagonisti gli abitanti di Bicocca.
Il progetto è frutto della collaborazione di diversi partner, tra cui la Diaconia Valdese e il consorzio intercomunale CISS38, e mira a costruire una identità collettiva tramite gli strumenti del foresight, con cui delineare i passi concreti da compiere nel futuro prossimo orientati verso la visione futura.
Fin dall’inizio è apparsa evidente la difficoltà di sganciarsi dal presente generatore di malcontento, frustrazione, lamentela. Tale “presentismo”, che dimentica il passato e non può guardare al futuro, è la causa della diffusa incapacità di proiettare nel domani le speranze e le aspirazioni. L’effetto è il consumo nevrotico e individualista dell’oggi e una convinzione ossessiva che non esistano alternative al solco tracciato nel presente dal racconto egemonico del futuro, che risulta dunque unico, deciso e non modificabile.
Allo stesso tempo, in questi contesti emerge la voglia di cambiamento, manifestata attraverso la disponibilità ad attivarsi spontaneamente da parte di un numero significativo di donne e uomini, giovani e anziani, genitori e figli, bilanciati tra chi ha studiato e chi no, chi lavora e chi è senza occupazione, chi proviene da altre regioni o paesi e chi vive nel quartiere fin dalla nascita. Le dinamiche innescate da questa eterogeneità alimentano il senso della comunità, indicando la via per passare “dall’io al noi”.
Eppure, in un quotidiano denso di criticità e sfiducia, il futuro spaventa. E ciò vale in generale, non solo nel Canavese. La pandemia ha scosso le certezze di tutti e la crisi economica che ne deriva alimenta inquietudini. I giovani, in particolare, più che disegnare il quartiere del futuro, vorrebbero fuggire: “Se non posso cambiare il posto in cui sto, me ne vado da un’altra parte”. I bersagli preferiti sono la politica e gli amministratori pubblici, che “non meritano fiducia” e vengono anzi guardati con sospetto perché rei di “fare gli interessi propri”.
Il team di Forwardto ha applicato le logiche del metodo Future Lab, che prevede una fase di raccolta “catartica” delle frustrazioni e delle difficoltà del presente. Ciò consente di accogliere voci ed emozioni, cui viene attribuito un valore. E in fasi successive diventa possibile far posto anche per la speranza e i desideri. In uno scenario di possibilità collocato nel futuro di lungo termine, da parte dei residenti si può pensare anche a un dialogo costruttivo con le istituzioni.
L’esito del percorso a Rivarolo Canavese è un manifesto articolato in visioni e proposte del futuro preferito, e soprattutto in obiettivi pragmatici di azioni da mettere in campo già oggi. Il vissuto di tanti è che sia davvero possibile porre le basi per far crescere un territorio a “misura di aspirazioni”.
Un primo passo concreto è la costituzione di un comitato di quartiere composto da “persone di buona volontà” (i primi di “36 famiglie + 1”, in un contesto di quartiere popolare abitato da 72 famiglie in totale). Il nome del comitato è eloquente: “ALL-BICOCCA”, prodotto della creatività di una bambina che abita lì. Un frutto che nasce con il tempo a partire da un seme piantato nel terreno; ma anche la comunità per “tutti” (dall’inglese “all”) immaginata nella Bicocca di domani.
Rappresenta infine un caso di studio anche Visionari per il 2030, progetto della Fondazione Goria con diversi partner locali, sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, che ha il chiaro intento di immaginare un futuro desiderato per i territori di Alessandria e Asti. L’idea è di ibridare approcci e framework come la Appreciative Inquiry, il Futures & Foresight, la progettazione partecipata, le comunità di pratica.
Il team Forwardto è stato coinvolto dalla cabina di regia del progetto fin dalle prime battute, al momento della progettazione del lancio di una call rivolta alla cittadinanza per selezionare il panel di 20 “visionari”. Lo scopo è decisamente alto: costruire una scuola di partecipazione e cittadinanza a partire da una visione collettiva di futuro desiderato per il territorio.
Siamo nell’autunno del 2020, quando la seconda ondata pandemica ha imposto un nuovo lockdown: l’idea di lavorare vis a vis con cittadini provenienti dalle province di Alessandria e Asti è convertita in un percorso online, con tutte le perplessità connesse alla partecipazione “da remoto”. E invece l’adesione alla chiamata è sorprendentemente altissima: alla fine “salgono a bordo” circa 60 persone residenti nel Piemonte del sud.
Abbiamo predisposto un percorso online ispirato alle 4 D (dall’inglese Discovery, Dream, Design, Destiny) per elaborare i piani d’azione in grado di farci transitare dal presente al 2030 sperato e sognato. Una survey con mira sul futuro ha fornito lo spunto da cui sono state definite 3 grandi sfide tematiche che hanno rappresentato la cornice di lavoro con focus sul territorio (l’ambiente, la cultura, il turismo, la viabilità, gli spazi comuni ecc), sullo sviluppo (economico, tecnologico, di innovazione, delle competenze) e sul benessere (la socialità, la salute, la cura, la solidarietà, la crescita umana).
Il percorso nei primi mesi del 2021 è stato incentrato sulla fotografia del presente con tutte le sue criticità e le possibili derive distopiche per il futuro; sull’esplorazione di uno scenario di lungo periodo ideale, con un ecosistema territoriale nutritivo, resiliente, funzionante, costruttivo; e infine sulla configurazione delle pre-condizioni per compiere la transizione dal presente al futuro visionario, a partire dalle tappe e dalle prime azioni che vanno avviate oggi.
Al centro di questi processi non vi sono soltanto i problemi e le disfunzioni del sistema attuale, ma anche l’attivazione di mentalità e sensibilità capaci di leggere i fenomeni, gli eventi e i segnali del presente con la lente del potenziale futuro, orientata su ciò che potrà essere o diventare. Si tratta perciò di un processo di educazione alla possibilità (noi di ciamo di “possibilizzazione del futuro”).
Inoltre ci si interroga sulle questioni che saranno, chiedendosi in che mondo saremo – quando gli impatti di una crisi o di un piano di ripresa saranno ormai strutturali, quando una grande opera pubblica sarà terminata, quando una nuova generazione si affaccerà alla vita adulta. Ciò porta le persone a elaborare risposte, collettive, con una mentalità anche orientata alla prospettiva e non condizionata e piegata su passato e presente.
Le domande non ancora poste, i problemi che ancora non ci sono, forniscono gli input per i processi di foresight che alimentano l’analisi di scenari possibili, alternativi tra loro a tal punto da “mappare l’orizzonte delle possibilità”. E solo successivamente si procede a immaginare e disegnare il futuro auspicato. I “visionari” coinvolti nel progetto hanno così compiuto lo “stacco” dalla contingenza, superando il trauma delle distopie e orientando il proprio agire progettante verso la strategia aspirazionale e i relativi passi concreti per determinarla.
L’utopia si è dimostrata perciò funzionale per mettere in moto un processo di cittadinanza attiva, con la presa di coscienza dell’essere parte di una estesa comunità territoriale in grado di fornire proposte e indirizzi sulla destinazione futura per Alessandria e Asti. Questa “tensione visionaria” ha prodotto un diario contenente le azioni da avviare entro i primi 12 mesi, con tanto di programma di disseminazione e sensibilizzazione che ha coinvolto anche il mondo politico e gli enti locali.
L’esperienza mostra che almeno parzialmente l’attivazione e la partecipazione civica possono essere antidoto alle falle del contesto attuale, in cui disoccupazione, declino demografico, disaffezione civica e politica, clima sociale pessimista, sono solo alcuni degli indicatori che hanno portato la Fondazione Goria a dare vita al progetto dei “Visionari per il 2030”.
Tutti i casi applicativi presentati in questo articolo hanno in comune un formato che abbiamo compreso possa rappresentare un modello replicabile. Si tratta di processi basati sull’integrazione di metodi di foresight, con processi di action-research e l’avvio di condizioni affinché proliferino comunità civiche “di pratica”.
Immagine di copertina: illustrazione di Irene Coletto