Arci Torino: passato, presente e futuro di un hub culturale, un’intervista con Luca Bosonetto

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    Questo articolo fa parte dei contenuti de laGuida, il festival itinerante dei nuovi centri culturali. Ogni tappa de laGuida riunisce i nuovi centri culturali di una determinata zona d’Italia in rassegne online e dal vivo di conferenze, seminari e laboratori per sviluppare nuove competenze, costruire assieme un orizzonte di senso comune e costruire un dialogo con chi costruisce l politiche culturali e sociali. Il tema della prima tappa de laGuida – dedicata ai nuovi centri culturali di Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta – è Partecipazione. E lo indaghiamo anche con le righe che seguono.


    Più di sessantamila soci, oltre 160 associazioni; un gruppo dirigente giovane e pronto ai cambiamenti; una natura che dall’emergenza coronavirus ha tratto ispirazione per ampliare gli ambiti di intervento. È il comitato Arci Torino (Arci è partner di rete del progetto laGuida di cheFare): abbiamo fatto il punto su situazione attuale e prospettive future con Luca Bosonetto, coordinatore delle attività culturali.

    Innanzitutto un po’ di numeri: 62.300 soci, per l’anno 2019-2020, che non è ancora chiuso, “numero che ovviamente subisce una contrazione a causa dei quattro mesi di spot per il Covid”, dice Bosonetto. Rilevante è anche il numero di associazioni: circa 160 affiliati, che rendono il comitato il secondo o terzo in Italia.

    L’ambito territoriale: il comitato, che è il primo livello dopo il circolo, nel caso di Arci Torino non coincide né con la città né con la provincia. In sostanza è tutta la provincia di Torino esclusi il canavese, la valle di Susa e il pinerolese (che hanno un comitato a sé che li raggruppa tutti, detto comitato dell’ovest, che naturalmente è di varie grandezze inferiore per soci – non avendo una metropoli come Torino).

    Da 4 anni il comitato torinese ha uno dei gruppi dirigenti più giovani d’Italia, con un presidente di area metropolitana di 37 anni, che è il più giovane nel suo ruolo, e il gruppo dirigente tutto che si aggira tra i 30 e i 40 anni. Quattro anni fa è stata fatta un’opera di rinnovamento che è partita dai circoli di base, una rivoluzione a livello di contenuti e di persone: “È stato costituito – racconta Bosonetto – un forte centro servizi, un luogo dove rivolgersi anche a livello di sportellistica amministrativa, legale, fiscale, istituzionale.

    Il mutamento non è stato solo quantitativo, bensì anche di qualità e tipologia

    Oggi un gruppo informale che vuole costituire un’associazione, e chi ovviamente condivide i nostri valori, molto probabilmente si rivolge ad Arci Torino proprio per iniziare: noi accompagniamo l’associazione dalla sua costituzione alla rendicontazione dei progetti europei, con tutto quello che c’è in mezzo”. E questo è quello che ha fatto la differenza nel passato recente, perché all’apertura del centro servizi, il numero delle basi associative è più che duplicato, passando da 80 a più di 160.

    Ma il mutamento non è stato solo quantitativo, bensì anche di qualità e tipologia: mentre in passato l’associazione tipo era il classico circolo istituzionale, ora ci sono associazioni come Xplosiva che organizza il Club2club, Renken che organizza il festival CreativAfrica, il Torino Fringe festival che è l’evento teatrale più importante della città: “Abbiamo in sostanza – Bosonetto spiega – una serie di creatori di contenuti, che appartengono alla nuova generazione di produzione sociale”.

    Poi ci sono le azioni dirette, gli eventi culturali in cui l’attività del comitato non è mediata: prodotto direttamente da Arci Torino è per esempio il festival musicale Jazz is dead, un evento gratuito che coinvolge un notevole numero di persone (saltato ovviamente quest’anno, ma già confermato per l’anno prossimo).

    Infine un terzo filone, accanto al centro servizi e alle attività culturali, è quello sociale/solidale. “In questi anni – racconta Luca Bosonetto – ci siamo occupati nello specifico di fragilità sociale e ancora più nel dettaglio di povertà alimentare: abbiamo attivo un progetto che si chiama Fooding, rivolto ai senza fissa dimora. Ci sono 4 punti di distribuzione di cui uno è una mensa alimentare nello storico circolo La Cricca. Distribuzione alimentare che poi è usata come trampolino per attuare azioni di welfare generativo: ti do il pasto o il pacco alimentare, ma poi ti propongo l’accoglienza nella nostra comunità”.

    Questa era la situazione fino al Covid: ovviamente con la pandemia circoli e associazioni hanno chiuso come tutti, anzi sono stati i primi a chiudere e gli ultimi ad aprire. “Ora hanno riaperto quasi tutti quelli che possono garantire il rispetto delle regole. Per il resto, la parte di eventi culturali è stata colpita duramente, ma è aumentata tantissimo la dimensione solidaristica”.

    La parte di eventi culturali è stata colpita duramente, ma è aumentata tantissimo la dimensione solidaristica

    Grazie all’esperienza acquista con il progetto Fooding, Arci è stata coinvolta dal Comune insieme ad altri soggetti in Torino solidale, rete di enti del terzo settore cui è stata affidata la distribuzione alimentare durante l’emergenza sanitaria: “Con l’aiuto di 100 volontarie e volontari, abbiamo dato da mangiare a più di un migliaio di persone, dalle circa 100 di cui ci occupavamo: quindi il nostro ambito di intervento è stato decuplicato.

    Andremo avanti almeno fino a settembre, ma speriamo oltre, anche se a livello economico siamo in perdita, perché fare questa cosa ci ha cambiati: molte persone, ferme per l’azzeramento dell’attività culturale, si sono reindirizzate sulla solidarietà; fonici che non facendo più i concerti si sono messi a distribuire i pacchi, per dire”. Poi c’è stato il bando Rincontriamoci della Compagnia San Paolo, che ha coinvolto un gran numero di realtà associate con Arci Torino, “quello che è cambiato, forse definitivamente, è il percepirsi come rete”, conclude Bosonetto: “Prima del Covid far parte di Arci era un qualcosa di più impalpabile, ora si sente”.

    Futuro: intanto, incredibilmente, nonostante il periodo, sono recenti le aperture di due nuovi circoli, che sono Corso Parigi, circolo più classico, e Domus, di giovani, e progetti orientati all’ambiente. “Per il futuro le linee sono quelle: co-progettazione, e soprattutto progettazione strategica. Smetterla di fare solo gestione di spazi, seguendo un po’ la riflessione di Bertram Niessen a proposito dei nuovi centri culturali: noi la interpretiamo come tendenza più che come categoria. Il nostro modello, che è quello del no profit rivolto ai soci, negli ultimi dieci anni ha rischiato di essere un po’ archiviato dalla retorica della social innovation nella sua declinazione profit-oriented.

    L’ingaggio delle comunità non si regge sul marketing e sul design del prodotto, ma sulla promozione sociale

    L’idea insomma, che hanno provato a sottoporre a tutti, secondo cui anche chi si occupa di sociale deve vendere qualcosa a qualcuno. Questa concezione non è che sia tramontata, ma insomma si è visto che imprenditorializzarsi non è sempre la soluzione. Il modello, nel prossimo decennio, noi vorremmo che fosse il nostro, cioè quello della promozione sociale, perché secondo noi l’ingaggio delle comunità non si regge sul marketing e sul design del prodotto. Torniamo a parlare di mutualismo e di basi della democrazia, perché l’associazionismo svolge una funzione pubblica, e questo è quello che sta alla base di cose come le agevolazioni fiscali – che sono uno strumento, non la ragione d’essere”.

    Arci Torino ha vinto il bando Open2change rivolto alle associazioni culturali, assieme a teatro Regio, palazzo Ducale e Biblioteche civiche torinesi – unico ente indipendente – e svilupperà un progetto chiamato Cec, Cultura e Comunità, che si sostanzierà in azioni concrete ma anche in un output digitale: la tessera digitale, “strumento di ingaggio e partecipazione”, lo definisce Bosonetto. Quasi sicuramente un’app, che svolgerà la normale funzione di tessera – che si va a bippare per entrare nel circolo – ma che soprattutto servirà per tenere i contatti con i soci, a cui proporrà tutta una serie di attività, dalla call to action all’evento culturale. “Probabilmente entro la fine dell’anno presenteremo una versione light dell’app”.

    Note