(Perché) gli atenei del sud rischiano di scomparire?

Come è cambiata la geografia del sistema universitario italiano, e cosa sta succedendo negli atenei meridionali? Incuriosito dalle dichiarazioni allarmate del Direttore dell’Anvur[1] ho fatto anche io qualche calcolo, su dati MUR[2].

Dal 2010-2011 al 2021-2022 le iscrizioni nelle università statali del sud si sono ridotte di ben 155.000 unità, -25%. La dinamica è negativa anche al centro, -10,5%. Al centro-sud la riduzione è quindi di circa 200.000 iscrizioni.

Dove sono finite? Basti considerare che negli stessi anni:

  • le iscrizioni nelle università italiane sono complessivamente stabili (si riducono quelle dall’Italia, -26.000, ma aumentano dello stesso numero quelle dall’estero).
  • le iscrizioni nelle università private sono aumentate di circa 18.000 unità, +20%.
  • le iscrizioni nelle università statali del nord sono aumentate di circa 60.000 unità, +9%.
  • le iscrizioni nelle università telematiche sono aumentate di circa 122.000 unità, +400%.

Cosa è successo? Il problema principale secondo l’Anvur[3] e la Banca d’Italia[4] è che il sud perde complessivamente popolazione. Tuttavia, la riduzione delle iscrizioni nelle università meridionali è quasi doppia rispetto al calo degli iscritti da queste regioni, che è pari a -86.000 unità, -11% (mentre dal centro le iscrizioni sono stabili, e dal nord sono aumentate di 56.000 unità, +9%). E quanto questo calo, nonché le dinamiche demografiche complessive, sono dovute all’aumento delle migrazioni verso il nord, incluse quelle per motivi di studio? Dai dati Istat risulta che dal 2010 al 2019 (ultimo anno in cui sono disponibili dati comparabili) la popolazione al sud si sia ridotta del 2,3%, mentre la popolazione fra i 20 e i 25 anni – guarda caso – si è ridotta del 12%.

 

Immagine di copertina di Jr Korpa su Unsplash