Manovra 2024: per la cultura mancano investimenti e visione

Con 200 voti favorevoli, 112 contrari e 3 astenuti la Manovra di bilancio 2024 è stata approvata definitivamente dalla Camera. I 109 articoli del testo, già approvati in Senato lo scorso 22 dicembre, sono arrivati blindati a Montecitorio dove hanno ricevuto l’ok ufficiale senza modifiche. Ma se solo un anno fa su queste pagine si auspicava che la prima manovra del Governo Meloni fosse un timido tentativo di transizione dalla vecchia amministrazione verso un futuro in cui alla cultura italiana (culla dell’identità nazionale) fosse riconosciuto un ruolo centrale, quest’anno emerge con maggiore chiarezza la mancanza di una visione sulle politiche culturali per il nostro Paese.

La retromarcia sul Piano Nazionale di Digitalizzazione, la soppressione della Digital Library, fino alla recente richiesta di più tagli al settore cinematografico e un generale disinvestimento futuro nelle diverse articolazione del settore culturale, mentre aumentano le voci di spesa per la diplomazia culturale, sono segnali di uno stato di profonda confusione sul senso e sul peso della cultura per lo sviluppo dell’Italia. Perché, alla fine, di questo si tratta quando parliamo della Legge di Bilancio: di cosa conta e cosa no per chi governa. Gli ambiti strategici su cui investire e quelli relegati a raccogliere le briciole dei fondi complementari.

 

Immagine di copertina di Paulina Milde-Jachowska su Unsplash