La casa delle donne Lucha y siesta è di nuovo in pericolo

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    “Non salterà il mondo se l’uomo non avrà più l’equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione”, scrivevano le femministe di Rivolta femminile nel loro Manifesto, apparso a Roma nel luglio 1970, oggi ripubblicato nella nuova edizione di uno dei classici del femminismo italiano, Sputiamo su Hegel (La Tartaruga 2023) di Carla Lonzi.

    A distanza di qualche decennio, non è andata esattamente così: molte cose sono saltate nel mondo, proprio grazie alla ribellione femminile e all’uscita delle donne dallo stato di minorità nel quale erano relegate da secoli. Ma in un momento in cui alcune conquiste sembrano consolidate, l’autonomia e l’autodeteminazione femminile sono percepite ancora come una minaccia e scatenano reazioni estremamente violente negli uomini.

    “Sono stati 93 i femminicidi accertati in Italia in soli nove mesi. Donne e ragazze uccise dai loro compagni, dai loro ex, dai loro familiari. I dati che abbiamo raccolto in tutti i centri antiviolenza italiani tracciano un quadro allarmante: le violenze, anche sessuali, sono in aumento in tutto il paese, soprattutto tra i più giovani”, racconta Daria (che preferisce non rivelare il proprio cognome, come le altre attiviste), attivista della Casa delle donne Lucha y siesta di Roma. Si sta riposando seduta intorno a un tavolo nella sala polifunzionale dell’edificio, al termine di una giornata molto complicata. Alle pareti ci sono i manifesti colorati delle mobilitazioni organizzate nel corso degli ultimi anni, la casa è immersa nel silenzio, le ospiti sono già andate a dormire.

     

    Foto di Arno Smit su Unsplash

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