Fuori Bordo è un progetto che ha dovuto mutare forme e obiettivi, proprio come la biblioteca Cascina Grande di Rozzano

Il 27 aprile presso la biblioteca Cascina Grande di Rozzano si è tenuto il secondo laboratorio di Fuori Bordo, il progetto di ricerca e azione, realizzato insieme a Codici Ricerca e Intervento e finanziato da Fondazione di Comunità Milano, per capire come i territori possono tutelarsi da eventi di profondo impatto per le comunità.

Obiettivo iniziale del progetto era la realizzazione di un sistema di prevenzione e di aggancio ai legami comunitari che si attivasse di fronte ai rischi di esclusione sociale in casi di emergenza, come è avvenuto con la pandemia. Questo era però stato progettato per essere svolto in una situazione di post emergenza, per ragionare su quanto era successo e per pensare a possibili ripartenze.

Tuttavia ci è apparso subito chiaro che le condizioni a fine 2020 erano altre: ci trovavamo  ancora nel pieno dell’emergenza sanitaria, del distanziamento sociale e dell’isolamento, condizioni che hanno accompagnato gran parte del progetto. Il progetto Fuori Bordo è stato per noi una grande sfida: riflettere su una situazione in continua evoluzione, dovendo quindi più volte cambiare in corso d’opera il senso del progetto, gli obiettivi stessi, le tempistiche e le modalità di azione.

Grazie anche al confronto con le realtà coinvolte nella prima fase del progetto – le interviste agli operatori e alle operatrici delle organizzazioni attive sul territorio dell’area 5 di Milano e Rozzano – abbiamo preso coscienza che l’urgenza non risiedeva tanto nella costruzione di un sistema di prevenzione alle forme più gravi di isolamento ed esclusione, quanto più alla ricostruzione, quasi da zero, dei legami sociali e di occasioni di comunità, quasi come se questi si fossero assopiti in un lungo letargo, iniziato con lo scoppio della pandemia e fattosi più critico col passare del tempo.

Le fotografie degli incontri sono a cura del fotografo Hugo Weber

 

Una delle realtà intervistate negli ultimi mesi del 2020 è stata proprio la Cascina Grande, un spazio costruito nel 1881 come struttura per la produzione e raccolta del riso che ha assunto la veste di biblioteca con ampi spazi disponibili, sia interni che esterni. Durante l’incontro del 27 aprile il confronto iniziale si è da subito concentrato sul ruolo sociale e culturale delle biblioteche: non solo luogo di fruizione ed elaborazione della cultura, ma anche luogo in grado di mettere in relazione le persone e nutrire il senso di comunità.

I due referenti della biblioteca presenti durante il laboratorio hanno esposto le problematiche che la Cascina Grande ha dovuto affrontare durante il lockdown, ma anche quelle legate alla riapertura e adattamento alle nuove normative. Un luogo che per vivere necessita della presenza fisica delle persone è rimasto improvvisamente vuoto, e ha così perso la parte della sua identità. La parte più difficile per realtà come la biblioteca è stato dover trovare dei mezzi e dei modi per mantenere viva la relazione con le persone. Per Cascina Grande, in particolare, le relazioni fondamentali sono due: sia quella tra persone e libri, ma anche tra le persone stesse. Durante il lockdown hanno attivato dei gruppi di lettura digitali durante i quali la lettura del libro diveniva una scusa, uno stimolo per generare un momento di confronto tra le persone. Non meno difficoltosa è stata la riapertura degli spazi: i bibliotecari hanno dovuto dolorosamente assumere il ruolo di ‘gendarmi’, di controllori di temperatura, green pass e permessi. Un luogo che per eccellenza avrebbe dovuto essere aperto liberamente a tutti, non lo è più stato.

Le fotografie degli incontri sono a cura del fotografo Hugo Weber

 

Grazie alla presenza di due docenti ed una giovane studentessa si è affrontato anche l’inasprimento del funzionamento scolastico e dell’ostacolo ad un apprendimento efficace dovuto al distanziamento. La biblioteca ospita numerose sale studio, luoghi in cui gli studenti andavano per studiare assieme e raffrontare conoscenze e informazioni. Tutti e tre sottolineavano la mancanza della relazione e del confronto che nello studio è molto importante, sia per i professori che per gli studenti. Inoltre il grande spazio all’aperto della Cascina Grande rappresenta un luogo di ritrovo e di aggregazione per i giovani del quartiere e la sua chiusura ha generato la perdita di un importante punto di riferimento e una conseguente dispersione delle persone.

Il gioco di carte creato in collaborazione con l’artista Claudio Beorchia e il curatore Matteo Balduzzi come strumento per la riattivazione delle relazioni personali è stato presentato durante l’incontro con l’obiettivo di approfondire alcune figure protagoniste del gioco.

Le fotografie degli incontri sono a cura del fotografo Hugo Weber

 

Nonostante il background dei partecipanti al laboratorio fosse estremamente eterogeneo, per età, provenienza, professione e livello di coinvolgimento nel progetto – circa una metà dei partecipanti era già stata coinvolta, l’altra metà si presentava per la prima volta – ha continuato ad essere molto forte la necessità e la voglia di raccontarsi. Si è creato, durante la conversazione iniziale e il gioco di carte finale, una sorta di allineamento: nonostante il differente vissuto, tutti sentono di condividere un patrimonio esperienziale comune.

Questi momenti laboratoriali vogliono essere delle opportunità per incontrare la comunità con la quale si interfaccia il progetto Fuori Bordo e con operatori e operatrici dell’ambito della progettazione socio culturale. Si presenta il progetto, ci si racconta e confronta sullo svolgimento e si gioca: ogni partita giocata è un tassello in più verso il perfezionamento delle carte e verso la giornata conclusiva, in programma venerdì 24 giugno presso il Parco Chiesa Rossa di Milano, durante la quale tutta la comunità dell’area 5 di Milano e Rozzano potrà prender parte al gioco di Fuori Bordo.

 

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