Hell, in search of a christian ecology di Timothy Morton: la recensione

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    Nel 2024 reincontro uno studente. Non ci eravamo più sentiti per diversi anni, e così reincontro un autore di musica elettronica, dell’indie electro, della new dance e della melodic techno. Di cui ne offre una visione drammatica. Un LP di debutto che stupisce gli audiofili1Memo, LP, Mathame 2024. Quindi vengo a conoscenza dell’imminente pubblicazione dell’opera di Timothy Morton, Hell – in search of a christian ecology, con il quale, grazie alla presentazione di un performer amico comune, inizia uno scambio sull’Internet.

    Ci occupiamo di immaginario, chi performando musica, chi con l’arte, chi con la religione e chi con la filosofia. E siamo nell’antropocene. L’assunzione è che le società devono ripensare cosa intendano per crescita e progresso e quale significato diano alla sostenibilità globale. Ciò porta il pensiero tardo moderno ad apparire obsoleto e per questo bisogna uscire dal consolidato, abbracciare visioni radicali e tradurre idee alternative in nuovi modi di vivere. La sostanza è che non riusciamo a distanziarci dalle strutture che ci specificano, a immaginare nuove possibilità. Lo schema e il suo procedimento sistematico rientrano nel campo del verosimile. Ci siamo limitati a pensare le possibilità all’interno di immaginari già strutturati. E così facciamo sempre gli stessi errori di calcolo. Quindi l’operazione urgente è aggiornare il pensiero tracciando piani, inventando personaggi, creando concetti e collegandoli tra loro in una dialettica che è la vera essenza del tempo del cambiamento, del kairós si dovrebbe dire, il tempo cairologico della scelta.

    Il libro di Timothy Morton una volta iniziato, non si ferma e non rallenta mai, incessante si muove da un pensiero all’altro, da un’idea a cento altre, dal colonialismo, al puritanesimo, alla musica, agli alberi, alla violenza, al cristianesimo e alle poesie di William Blake. E’ un testo nel campo degli studi eco-spirituali che potremmo associare a buon diritto alla Teoria critica, facendolo rientrare nel grande contenitore delle Contemporary Humanities. Il suo valore sta nel porsi l’ambizioso obiettivo di proporre una nuova visione. Inizia con la condivisione di una fenomenologia personale. Questa strategia, oltre qualsiasi forma di narcisismo, è propria dei tempi di cambio di paradigma laddove i vecchi immaginari, e quindi i modelli psicopatologici, sono ormai resi obsoleti dal presentarsi inconscio di una struttura nuova.

    E’ un libro che utilizza le forme dinamiche del metodo estetico, perché, e qui sta il suo valore, esplora qualche cosa che sta annunziandosi, un qualche cosa che finché non sarà storia rende inutile tutta l’erudizione del mondo, perché questa esplorazione può fare ben poco nel manifestarci un nuovo fenomeno, ma quello che può fare è porre i presupposti culturali che ne garantiranno il funzionamento. E’ questo l’assunto base dell’importanza dell’immaginario che questa opera abbraccia2Questa idea è direttamente derivata da Ian Petru Culianu, di cui si rimanda alla bibliografia.. Così l’originalità della nuova epoca non è da misurarsi secondo sistemi ideologici propri che ancora non possiede, ma piuttosto secondo una sua volontà selettiva, vale a dire secondo la griglia interpretativa che essa interpone tra il contenuto (pre)-esistente, il XX secolo – moderno, colonialista, calcolante-razionale, platonico-metafisico, maschile -, e il suo (pre)-esentarsi come XXI secolo – nuovo. Quello che Morton fa è di porre un filtro ermeneutico che necessariamente e per definizione sta ancora fuori dalla struttura culturale della nuova epoca, ma che tende comunque a produrre una sua struttura culturale. Quello che questa azione produce è la messa in opera di un motore emenueutico che agisce una “volontà selettiva”, che è in primis una “volontà esentatrice”. In questo senso vale la regola della Storia delle Idee ovvero che un’epoca non è definita dalle idee che essa veicola, bensì dal filtro interpretativo che propone. Non bisogna chiedersi il contenuto delle idee di una fase storica, ma quale sia la loro dinamica3Ernst Cassirer, Some reemarks on the Questionof the Originality of the Renaissance, in “Journal of the History f Hideas, 4, 1943, pp. 49-56..

    Utilizzare sé stessi come apparati di fenomenologia reale, come fanno gli artisti, è una strategia coerente per rendere consci questi inconsci. Morton ci confessa la convivenza con una depressione causata da un padre assente, violento, radicale, ingenuo, dedito all’alcool e al consumo di droghe. Da qui deriva una predisposizione dell’autore per la PSTD, Disturbo da stress post-traumatico, che diventa la cifra di una psicologia soggettiva, e per estensione delle masse, di forme di riflessione sull’epoca della fine della modernità e dei suoi immaginari. L’assunzione è che tutto possa essere manipolato da fantasmi di natura psichica che si attivano in funzione di traumi corporei ed esperienze culturali. Quindi quello che l’operazione del libro cerca di fare è compiere una vera e propria magia: immunizzare l’autore e i suoi lettori contro i propri fantasmi. Rieccheggia la psicosociologia dell’interessantissimo e non così studiato De Vinculis di Giordano Bruno il cui mago è il prototipo dei sistemi impersonali dei media, della censura mediata, della manipolazione globale dei brain trust, dei deep state, che esercitano un potere occulto sui regnanti e sulle masse. Laddove tra il XVII e il XVIII secolo il cristianesimo protestante assieme alla guerra, in particolare coloniale, pose le basi dell’attuale società. Un’epoca da cui emergono due personaggi concettuali che fondano la speculazione di questo libro: John Milton e William Blake. E’ Blake con il suo lavoro sul solco di Milton a denunciare le forze regressive sul piano psicosociale e reazionarie sul piano sociopolitico al lavoro nel moderno. L’opera di Blake, in particolare il The Marriage of Heaven and Hell  (1790-1793), con il suo utilizzo delle immagini, diventa modello per una resistenza all’aniconismo del puritanesimo colonialista bianco anglosassone e permette a Morton di reintrodurre una teologia iconofila fondata su una continuità tra lo spirituale e il naturale, che a sua volta recupera l’esperienza visuale e fisica della musica techno – la techno sta al rock, come il XXI secolo sta al XX secolo – aprendo quindi all’attento lettore l’accesso a un intero universo di nuovi immaginari e simboli, le porte della percezione direbbe Blake. Infatti la censura puritana all’immaginario visuale e musicale fu precondizione per il presentarsi della moderna scienza e tecnologia, i principali accusati della fine dell’omeostasi globale, e quindi dell’antropocene – termine che Morton non utilizza molto e quando lo fa gli dà status di lemma contemporaneo, ma non scientifico-. 

    L’incorporazione nel testo della poesia e delle incisioni di Blake è una cifra importante. L’interpretazione testuale-visiva è unica e spesso enigmatica nel cristianesimo di Blake, quale dialogo tra Paradiso e Inferno fornisce un determinante argomento retorico affinché le idee di Morton possano fiorire. La verità viene posta come dinamica relazionale. L’idea è quella di un immaginario spirituale radicato nella carne, nei BPM della musica dei giovani, ma anche nella narrazione, nel verbo e nei sensi. La vita è quella di una messa in discussione delle interpretazioni binarie della natura e dell’umano. Sono quindi i nessi tra ambiente, ecologia, biologia, narrazione e scrittura a permettere di ripensare le nozioni tradizionali di fede e salvezza nel contesto della attuale crisi ecologica.

    Morton descrive l’importanza del suo incontro con la musica techno alla fine degli anni ‘80. JOIN THE TRIP recitava un graffito nella Central Line della metropolitana di Londra, precisamente a Tottenahm Court Road. Questo fortuito incontro, scrive, gli permise di trovare una via di fuga da quel tatcherismo che recitava il mantra del TINA – There is not alternative -, un neoliberismo razionale totalizzante che impose un mondo in cui le proporzioni umane sono ridotte a transazioni economiche e nascoste nei magazzini della proprietà. La scena techno diventa la rielaborazione di un pensiero dei rave party e delle esperienze mistiche del MDMA, citando le aurorali figure di DJ Alfredo e George Michael. – L’Acid House diventava la migliore via per cambiare il mondo, non semplicemente nel senso di una vacanza edonistica a buon mercato nella miseria […], ma una calda e vibrante caverna platonica in cui tremolanti tunnel laser […] creavano […] un ponte tra i mondi –4. Un posto dove chi era posseduto dal  disturbo da stress post-traumatico poteva ritrovare un dialettico ‘paradiso in terra’ di Miltoniana memoria. 

    Potete solo immaginare la mia attrazione appassionata – qui rieccheggia un conterraneo nobile di Morton ovvero Charles Fourier – per un testo che richiama la personale fenomenologia dovuta al ripresentarsi di un antico compagno di Accademia con il suo nuovo gruppo Techno: I Mathame. I quali mi scrivono: “La melodia ci aiuta a percepire emozioni diverse, a decibel ed energie altissime entra in risonanza con il corpo e ci disvela mondi diversi dall’ordinario causale linguistico. 120 Db costanti per ore su masse di 20.000 corpi sono cifre incredibili. Il ritorno al magico, mediato dalla melodia e dal tamburo hi-tech ci riporta a una trance animale viscerale e una consapevolezza ecologica diversa. I corpuscoli – corpi umani- diventano onde ritmiche che ondeggiano sincronizzate. Quando si assiste a un festival di musica elettronica, si assiste a una sorta di verità estatica che non ha un messaggio politico, bensì ha un messaggio estetico ed estatico. E’ essa stessa il senso: sono tecnologie di Euforia che disvelano la natura quantistica della realtà. Insieme onda e particella, attraverso il torrente delle onde sonore e delle droghe sintetiche gli umani trascendono a stati di coscienza controllati e liminali, in maniera relativamente sicura e veloce –5Testo di Matteo Giovannelli dei Mathame, inviatomi via whatsapp il 31 maggio 2024.. 

    Rivelatrice la concordanza con il nuovo testo di Morton: la musica Techno come possibiltà di trascendere una vita ridotta a mero processo economico reso egemone dalla caduta del Muro di Berlino il 9 novembre 1989, che impose un paradigma unico: il neoliberismo. Laddove l’unica possibilità diventò un pensiero progressista destinato a inaridirsi in questa sua innaturale unicità.

    Morton nel suo testo mixa sapientemente vari livelli dell’immaginario. Mirabile è la costruzione di piani di contatto tra la Gerusalemme di Blake e l’inno non ufficiale dell’Inghilterra coloniale ovvero la Jerulasem musicata all’inizio del XX secolo da William Parry, che l’autore non ci risparmia di specificare biograficamente come il nipote dell’amministratore della mostruosa Compagnia delle Indie Orientali che rappresenta il modello di finanziarie multinazionali globali contemporanee – Black Rock, Vanguard e State Street – che di fatto, oggi come ieri, governano la globalizzazione. Glanstobury, tempio della musica pop, è meta di un viaggio di Gesù assieme a Giuseppe di Arimatea e in senso apocalittico diventa metafora della venuta della Gerusalemme celeste. In un principio d’emanazione riferito al rapporto tra Mondo superiore e Mondo inferiore e al presentarsi dell’arcangelo ebraico Metatron. Che è in originale Quelet, unico mortale a essere elevato al rango di angelo, arcangelo mediatore tra il Bene e il Male, metaforicamente il punto di contatto tra spirito e natura. Natura che in Morton è oscura – la Dark Ecology6Timothy Morton, Ecologia oscura. Logica della coesistenza futura. Nuova ediz., Luiss University Press, 2022. natura che si nutre di natura, dove l’umano è natura che si nutre di altri umani  e che oggi si concretizza nella violenza delle multinazionali che si nutrono attraverso guerre ridotte a fenomeni naturali. Laddove la pace è artificio nella convinzione che la mitopoiesi più naturale sia la dialettica come appunto scrive Blake unendo in matrimonio il Paradiso ovvero la pace e l’intelletto, con l’Inferno, ovvero la guerra e la natura.

    Morton descrive l’inferno ecologico in terra, approcciando il mondo come luogo prodotto dalla perdita di quella metafisica attica che manteneva viva la verità come relazione dinamica. Viene semplice pensare al Nietzsche della Nascita della Tragedia, laddove il filosofo oltreumano denuncia come la crisi occidentale abbia le radici in una originale frattura neoplatonica, la vittoria del maschile Apollo sulla Natura e sulla femminile e dionisiaca Psiche7Friedrich Nietzsche, La nascita della tragedia, Traduzione di Sossio Giametta, Piccola Biblioteca Adelphi, 48,1977.. 

    Contemporaneamente il libro di Morton testimonia lo sguardo di un filosofo globale verso la possibilità di una Gerusalemme in terra che identifica nel cristianesimo. Unica alternativa occidentale al paradigma tecnocratico, luogo altro così ben incarnato dall’attuale pontefice, infatti citato nelle Laudato Si e Te deum – mirabile anche il commento a quest’ultima di Donna Haraway8In Heartbeat, a project of National Catholic Reporter, Feminist scholar Donna Haraway reacts to inclusion in Pope Francis’ climate letter, di Aleja Hertzler-McCain, 18 Ottobre 2023, on line al 07 Luglio 2024. a cui rimando il lettore attento – il quale prende posizione e dichiara che non è più tempo della discussione tra entità autosufficienti con cui far tribuna a turno: si tratta piuttosto di prender parte a tutti gli effetti a un discorso universale9Francesco, Laudato Si, (24 maggio 2015), 22 (2015) e FRANCESCO, esortazione apostolica Laudate Deum (4 ottobre 2023), 2 (2023).. E questo è proprio quello che fa il testo di Morton. Infatti l’ordine mondiale non si è realizzato e l’immaginario collettivo non si è ancora formato, per questo l’immaginazione deve aprirsi a ciò che non conosciamo, a ciò che non possiamo ancora immaginare e che le macchine non sono in grado di anticiparci con le loro procedure predeterminate. E se l’immaginario è una condizione umana e non solo un’attività umana, e se la creatività significa bucare la «bolla filtrata» in cui siamo finiti, allora una strategia potrebbe essere quella di recuperare una trascendenza che abbiamo perso.

    Il libro di Morton quindi si presenta come un dispositivo pulsante di vita, atto a decostruire gli immaginari di un moderno descritto come obsoleto e corrisponde a una vività effettiva, laddove la giovane produzione di un raffinatissimo gruppo Techno italiano, i Mathame entra nella stessa fenomenologia. 

    Il contributo e il valore del testo di Morton sta quindi nel produrre un artificio retorico, tra storia personale, sapiente opera di costruzione di ponti, macchina temporale, per iniziare a pensare una nuova ecologia globale, perché come già scritto in apertura oggi è fondamentale aggiornare il pensiero tracciando piani, inventando personaggi, creando concetti e collegandoli tra loro in una dialettica che è l’unica cifra di (nuova) verità possibile. Un eroico tentativo di uscire da quel pensiero unico, aniconico, astratto che ha determinato il Capitalocene estrattivista e che, se lasciato libero di dispiegarsi completamente, non potrà che portarci verso una terra desolata di eliottiana memoria. La messa in prosa dello squallore è l’alienazione dalla vita nell’età moderna10Jason W. Moore, Antropocene o Capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nell’era della crisi planetaria, introduzione e cura di Alessandro Barbero, Emanuele Leonardi, ombre corte, Verona 2017..

    Ecco allora anche presentarsi in questo libro le possibilità di un’estetica neofilosofica del XXI secolo: la narrazione, Morton è di formazione un critico letterario, l’ecologia, Morton è universalmente noto come un ecologista, il recupero di tradizioni sapienziali, Morton è buddhista e conosce la trascendenza.

    Quindi è un libro che può essere recepito anche come anticipazione di un possibile nuovo quadrante metodologico fondato sulla centralità della narrazione – come sostengo l’umano è innanzitutto Homo fictus, animale narrativo11Vedere mio F. Monico, Fragile, per un nuovo immaginario del progresso, Meltemi 2020.  per un’antropologia che riposizioni il fenomeno umano come risultato dialettico tra i sensi, della Techno, e il senso, della filosofia declinata nel recupero di quel contatto occidente e oriente che è il sostrato sciamanico euroasiatico, tratto d’unione tra sapienza d’oriente e d’occidente, tra la spirtualità dei presocratici e le tradizioni orientali, evidenze che riportano a un comune fondamento12Angelo Tonelli, a cura di, Negli abissi luminosi – Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia antica, Universale Economica Feltrinelli, 2021.. 

    Morton ci dice che per farlo bisogna guardare verso il cristianesimo. Perché questa confessione con il suo messia ha potuto tenere l’occidente al centro del corpo, metafora della Natura, Iperoggetto contemporaneo, e così mantenere in vita mondi diversi dall’ordinario causale linguistico, proprio incarnando l’operazione attica succitata13Timothy Morton, Iperoggetti, Nero, 2018.. Seppur Morton nelle descrizioni degli inferni colonialisti ne collega la genesi al pensiero cristiano di confessione protestante evangelica e al derivante puritanesimo – qui rieccheggia la “Città sulla collina” di John Winthrop, per chi volesse approfondire rimando in nota14A. Squiers.The Politics of the Sacred in America: The Role of Civil Religion in Political Practice. New York, Springer 2018 e Kai T. Erikson, (1966). Wayward Puritans: A Study in the Sociology of Deviance, Pearson College Div; Revised edition 2004. non esplicita chiaramente le differenze con la confessione cattolica, differenze che risiedono nella dimensione aniconica, astratta e calcolante della prima e nell’iconismo, nel mantenimento appunto della corporeità, come parte di un pensiero sempre e comunque carnale e relazionale della seconda. E appunto i sensi sono vie di accesso alla realtà perché forme di comunicazione tra interno ed esterno, sono finestre aperte sul mondo, entro cui si manifesta la realtà attraverso la nostra percezione e interpretazione. L’umano è costituito dall’attività dei sensi, è carnale proprio come la techno dei Mathame, un’onda quantica per rimeditare-rimediare un mondo, nel senso del caro cardo salutis di Tertulliano – la carne è il cardine della salvezza15Antonio Spadaro, Gesù in cinque sensi, un racconto di carne e ossa, Marsilio, 2024.. Le percezioni sensoriali si accompagnano alla parola, è questa l’operazione del testo di Morton, che ritrova il valore dialettico della narrazione, in quanto dialettica per generare mondi tra arte e pensiero. 

    Le percezioni narrativo-sensoriali della Techno di Morton sono legate al linguaggio di un libro, senza tuttavia esserne subordinate ne dominate, come invece succede nelle culture aniconiche e oggi eminentemente algoritmiche.

    Il testo propone quindi un’attualissima testimonianza di un rinnovato interesse per una trascendenza carnale che appare come una delle possibilità per ricercare un’alternativa a un colonialismo del pensiero implicato dall’enorme macchina calcolante messa in piedi dal surriscaldamento del pensiero platonico metafisico che ha portato il mondo macchina al suo trasformarsi in un pianeta in fiamme alla deriva nello spazio, lasciando quale unica possibilità umana la trasformazione in ingegnieri manutentori planetari.

    Tim Morton scrive di come la fusione tossica tra il capitalismo estrattivo, il cristianesimo protestante evangelico e la supremazia digitale maschile bianca abbia reso reale l’inferno. E rilancia l’esigenza dell’immaginazione, dopo un secolo e oltre di pensiero-macchina assunto a teologia Morton riflette su un inferno ormai del tutto immaginabile, nel solco di quella grande tradizione junghiana riassunta nella frase Vocatus et non vocatus deus aderit, ovvero della necessità umana di fronte ai grandi sconvolgimenti naturali, al tremendum al numinoso, di utilizzare l’immaginario come processo di creazione e riparazione di mondi16Rudolph Otto, Il sacro: l’irrazionale nella idea del divino e la sua relazione al razionale, traduzione di Carla Broseghini, R. Nanini, A. N. Terrin, Morcelliana, Brescia, 2011.. Per questo per Morton per sfuggire all’inferno dell’Antropocene è necessario un matrimonio radicale e mistico tra cristianesimo e biologia che risvegli un futuro oltre la ferocia maschile della bianca elite digitale mondiale. 

    Il libro quindi propone una relazione profonda tra religione ed ecologia. Relazione che secondo l’autore farà da modello a una risposta su scala planetaria alla crisi climatica, potendo fornire alla politica ecologica sentimenti spirituali e mistici che hanno una profonda risonanza con il pensiero ecologico, e  che insieme forniranno gli immaginari di cui l’ambientalismo ha disperatamente bisogno. Il Cristianesimo ritrova così la sua funzione di macchina dell’immaginario e quindi di struttura per l’elaborazione di un’etica (dell’intenzione), contrapponendosi quindi all’AI come nuova macchina dell’immaginario e struttura per la creazione di un’etica (della funzione). Secondo Morton tutto ciò va fatto in una resistenza non violenta che possa mettere in scena un assalto a tutto campo contro l’ultimo mulino satanico: il concetto di padrone e schiavo, che oltre che relazione di potere economico è anche relazione di potere ontologico, oggi con l’AI quale generatore degli immaginari futuri. 

    E’ un testo molto erudito ma anche anarchicamente giocoso, Hell – in search of a Christian Ecology accompagna i lettori in un viaggio negli inferi contemporanei e apre a una visione laica della salvezza riferendosi alla religione della carne per eccellenza. 

    In conclusione questo libro di Tomothy Morton sembra fatto di parole diverse da quelle che siamo abituati a utilizzare, ma sono sempre le stesse parole, solo spostate in una nuova dimensione che si può percepire unicamente con un pensiero divergente. Di fronte alla magnitudo del problema dell’Antropocene e alle sfide che attendono l’umanità, anche il pensiero laico ritrova una necessità di spiritualità. E’ quindi un libro che parla a una parte del cervello che di solito è silenziosa – quella dell’artista e del mistico, l’emisfero destro, l’artista che è in noi-. Parte che, secondo Morton, esige di essere ascoltata usando un sesto senso che definisce il vero asceta religioso, il vero artista, che tutti abbiamo in noi, ma che nella lunga anomalia moderna si è atrofizzato.

    E’ quindi un libro che non si legge come un saggio lineare, perché parla nel modo in cui lo fanno le visioni di un mistico o la musica Techno. C’è qualcosa che comunica, quello che accade negli spazi tra le parole, o nelle immagini che i suoni evocano nella mente, come detto in apertura la dinamica delle idee. 

    Tratta essenzialmente della creazione un prossimo mondo, orientando lo sguardo verso quel personaggio concettuale che il futuro lo ha inventato, Gesù, che è tutto per un futuro che deve essere più soddisfacente del passato. Che ha inventato la speranza. E di fatto è un libro che tratta di speranza di fronte a un pianeta in fiamme alla deriva nello spazio. E sostiene che il cristianesimo sia la posizione più ecologica di tutte, per Morton la biosfera è il corpo di Cristo. E così che ci piaccia o no, Gesù è qualcuno che dobbiamo capire, adesso. Infatti presto scopriremo se era reale o no.

     

    Immagine di copertina di Patrick Perkins su Unsplash

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