Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Medium.
Con la recente pubblicazione di un intervento del filosofo italiano Giorgio Agamben per la rubrica ‘Una Voce’, ospitata presso il sito della casa editrice Quodlibet — che ha contribuito a fondare e curare — si è chiuso un ciclo. Da mesi le posizioni di Agamben sul governo dell’emergenza pandemica sono oggetto di dibattito, stupore e scherno, vuoi per il carattere episodico e poco accurato di quei testi, vuoi per la pericolosa vicinanza fra le idee del filosofo romano e la sfera di ciò che si potrebbe comunemente chiamare ‘complottismo’.
“Come sempre nella storia, anche in questo caso vi sono uomini e organizzazioni che perseguono i loro obiettivi leciti o illeciti e cercano con ogni mezzo di realizzarli ed è importante che chi vuole comprendere quello che accade li conosca e ne tenga conto. Parlare, per questo, di un complotto non aggiunge nulla alla realtà dei fatti. Ma definire complottisti coloro che cercano di conoscere le vicende storiche per quello che sono è semplicemente infame” Giorgio Agamben, ‘Due vocaboli infami’, ‘Una Voce’, 10 Luglio 2020