Fanzine culture: cosa può insegnare il mondo della fanzine a quello della comunicazione digitale?

Il fenomeno delle fanzine arrivò in Italia alla fine degli anni Cinquanta, con la diffusione della fantascienza e del fandom. Le prime fanzine italiane, come Baldo Digest, Nuove Dimensioni e Futuria Fantasia, erano simili a quelle americane: semplici pubblicazioni con testi, racconti e recensioni.

Il vero boom arrivò con il punk negli anni Settanta: nacquero fanzine su tutto il territorio nazionale, su generi e sottogeneri specifici. Si creò una rete di scambi e appuntamenti per condividere interessi e autoproduzioni, senza regole o limiti.

Uscirà a Marzo “Fanzine Culture”, il libro di Francesco Ciaponi che esplora il mondo delle fanzine e come queste hanno portato una rivoluzione nella comunicazione anche nel mondo digitale di oggi. Ecco la nostra intervista all’autore a cura di Maurizio Castagna.

Ciao Francesco, parliamo di “Fanzine Culture”, il libro che uscirà a Marzo per edizioni Flackowski. Come hai strutturato il libro?
Il libro è strutturato pensando sia a chi conosce già l’oggetto fanzine, sia a chi invece ne è completamente digiuno quindi con una prima parte che intende delineare la lunga storia del fenomeno editoriale fanzinaro ed una seconda, più corposa e sperimentale, in cui si tenta di analizzare il tema a partire dal concetto di fanzine come mass media e di conseguenza come strumento che sviluppa specifiche dinamiche comunicative ed espressive. Partendo da questo assunto, il libro intende dunque porre in evidenza quelle che sono le linee di continuità e le differenze principali fra il mass media fanzine e gli attuali mass media digitali con particolare riferimento alle piattaforme quali i social network ma non solo…
Al termine del libro si prova a stilare un primo bilancio di questo rapporto.

 

Immagine di copertina di Rhamely su Unsplash