Cosa manca a Milano sul fronte della cultura?
Capire come il nostro modo di intendere e produrre cultura sia cambiato a seguito della pandemia di Coronavirus è fondamentale per ripartire con nuovi percorsi.
Questo articolo fa parte del percorso de laGuida #partecipazione, che ha come scopo la valorizzazione e la messa in rete delle esperienze culturali “dal basso” di Milano e della Lombardia.
laGuida nel Contemporaneo mette a confronto i diversi mondi della cultura, ascoltandone i bisogni e scambiando conoscenze. Vogliamo mettere in dialogo la cultura emergente con le realtà e le istituzioni più consolidate.
Lo facciamo con Fondazione Cariplo, impegnata nel sostegno e nella promozione di progetti di utilità sociale legati al settore dell’arte e della cultura, dell’ambiente, dei servizi alla persona e della ricerca scientifica.
Cosa manca nella cultura a Milano? Provare a rivolgere questa domanda ai pubblici e agli addetti ai lavori fa emergere la densità e la stratificazione di significati, pratiche e linguaggi che cerchiamo di ricondurre a un termine dai confini spesso troppo angusti, quello di cultura. Tra le tante risposte che si potrebbero raccogliere: “un Museo del Contemporaneo”, “un nuovo Grande Progetto di Arte Relazionale”, “un Auditorium come quello del Parco della Musica”, “un Centro per l’Arte e la Scienza”. L’elencazione potrebbe continuare per pagine e pagine, ma sarebbe un esercizio futile. Sono tutte risposte legittime che guardano però alla realizzazione di singoli elementi isolati in un contesto che negli ultimi dieci anni ha attraversato enormi trasformazioni, nel quale la cultura è passata dal ruolo di ancella delle cose “serie” a quello (a volte reale, altre solo annunciato) di motore urbano. In parte persino durante la pandemia, l’agenda culturale cittadina è stata costantemente affollata di inaugurazioni, aperture di nuovi spazi, lanci di nuove istituzioni, annunci e comunicati.
Più che guardare alla “next big thing”, allora, per capire come si può trasformare la cultura a Milano è interessante confrontarsi con la complessità, provando a cogliere alcuni grandi movimenti necessari con cui la città nel suo complesso dovrà confrontarsi in futuro.