I Quarantine Workout di Standards sono una via di fuga sonora dall’isolamento

QW. partiture collettive è la prima esperienza di co-progettazione per Standards, sviluppata insieme alla comunità che abita il polo aggregativo e centro diurno per minori Mixitè e agli artisti Riccardo Arena, Sonia Brunelli, Attila Faravelli e Nicola Ratti. 

Invitati a parlare del nostro progetto, questa sarà occasione per condividerne il processo avviato, i laboratori che ne costruiscono il percorso e i formati aperti di presentazione e partecipazione pubblica che ne seguiranno. Lo faremo in tre episodi, a partire dal racconto di Standards e di come siamo arrivati fin qui. 


Standards è uno spazio flessibile dedicato alla ricerca sonora, musicale e performativa, nato nel 2015 come luogo per presentare concerti e fare la propria parte per la comunità di persone legate alla scena indipendente musicale a Milano. Negli anni è diventato un progetto collettivo, più organico e sfaccettato, condotto da un gruppo di lavoro allargato a sei persone: Attila Faravelli, Enrico Gilardi, Michele Lori, Gaia Martino, Roberta Pagani e Nicola Ratti. Poco a poco siamo giunti in questo assetto in cui ciascuno, dalla sua posizione ed esperienza in ambito culturale, offre il proprio tempo e la propria voce per rendere agile e vitale non solo un modo di presentare contenuti ma anche agire e pensare attraverso il sonoro.

Con questo orizzonte, le possibilità sono ben presto esplose e continuano ad essere aperte. Negli ultimi anni abbiamo ospitiamo performance live, concerti, screening, conversazioni, mostre, installazioni sonore, workshop, produzioni e residenze; abbiamo sperimentato la durata estesa di fruizione, inaugurato mostre all’alba e ascoltato concerti per fumogeni; abbiamo portato dentro le fiere d’arte contenuti non vendibili e dentro le accademie d’arte cittadine artisti sonori, organizzato performance ai giardini pubblici, nei cortili e nelle architetture del quartiere, dialogato tanto con istituzioni quanto con spazi esterni al sistema. Siamo intervenuti sulla qualità dell’acustica della sala in via Maffucci mediante un’installazione permanente che non controlla il risultato ma lo migliora aggiungendone complessità. I legni che caratterizzano Standards sono scarti di lavorazione e trasformano la risposta acustica grazie alla diversificazione delle superfici; rompono l’estetica pulita delle pareti bianche per ricordarci che il nostro posizionamento non è mai neutrale e che provare a confondere il dentro con il fuori, fino a perdere le tracce di questa e di tante altre distinzioni binarie, è molto utile.

Pensiamo alla ricerca e alla sperimentazione artistica, infatti, senza troppe limitazioni di campo e con il desiderio di ampliare di volta in volta le possibilità: il suono non è mai l’oggetto da mostrare ma è un mezzo, una delle tante vie di accesso semplici e interessanti con cui possiamo avere una relazione attiva con la realtà quotidiana. Attraverso la pratica del suono infatti, e attraverso l’esercizio dell’ascolto collettivo inteso come cura, relazione e auto-conoscenza, le differenze intra-soggettive, le molteplicità di prospettive, le diversità derivanti dalla collocazione di ciascuno vengono messe in comune, relazionandosi anche nella conflittualità e sempre nella complessità dei corpi in azione. Per questo, ultimamente abbiamo deciso di promuovere attività e processi creativi che siano il più possibile accessibili e situati in molteplici specificità di genere, cultura, età anagrafica, formazione, neurodiversità e provenienza geografica. Questa attitudine a performare la programmazione, che sta sempre più caratterizzando le attività promosse da Standards, vuole incoraggiare a mettere in atto un posizionamento personale e un’attenzione al mondo quotidiano mentre se ne costruisce la conoscenza. E ci permette tanto di ridiscutere le strutture normative sociali quanto di rinnovare il sistema culturale stesso a cui partecipiamo, a partire da una prospettiva il più possibile equa, situata, interessante e impegnata.

 Il suono non è mai l’oggetto da mostrare ma è un mezzo, una delle tante vie di accesso semplici e interessanti con cui possiamo avere una relazione attiva con la realtà quotidiana.

Tutte queste riflessioni che a poco a poco abbiamo coltivato hanno avuto una netta accelerazione nel marzo dello scorso anno, quando la situazione di distanziamento sociale e la conseguente interruzione di pratiche di condivisione, di promozione e fruizione di tutto il compartimento culturale ci hanno condotti a ripensare radicalmente il modo in cui progettiamo l’offerta di Standards. Sono risultati evidenti i limiti delle nostre abituali modalità di coinvolgimento del pubblico ed è diventata quanto mai urgente l’esigenza di impiegare la cultura per rispondere efficacemente alle situazioni contingenti delle persone. Alla luce della constatazione che il paradigma “produzione-fruizione dell’evento” non può sempre funzionare, abbiamo intravisto con sempre più chiarezza che il valore della progettazione culturale sta nel condividere il processo, proporre strumenti e non prodotti, auspicabilmente crearli e agirli in una modalità partecipata.

In questa direzione sono andate le conversazioni che ci hanno portati a lanciare la serie Quarantine Workout: semplici istruzioni per eseguire esercizi sonori, cognitivi e fisici che ognuno puó praticare liberamente nel proprio spazio e con i propri tempi.

Nella difficile condizione di isolamento e di distanziamento conseguente il lockdown – ma più propriamente riferita a qualsiasi condizione di isolamento – QW è diventato un invito a praticare l’osservazione, l’ascolto e la relazione con il contesto. Fin dal suo primo episodio infatti, la serie è pensata per essere in continuità con le fasi di controllo e interruzione imposte dall’emergenza sanitaria Covid-19 e da qui sperimentare formati e modalità culturali diversi da quelli ordinari; vengono proposte infatti attività facilmente replicabili (esercizi) e di ampia disseminazione (pdf accessibili online), in cui i fruitori sono sempre anche gli attori principali.

Proseguendo questo percorso, negli ultimi mesi abbiamo incluso nella serie un ciclo intitolato QW.partiture collettive, progetto che declina gli esercizi all’ascolto a partire dalla relazione con comunità specifiche e marginalizzate nella strutturazione della società. In particolare, il ciclo è pensato e co-progettato con il centro diurno e polo aggregativo per minori Mixitè – parte della Cooperativa di Solidarietà Sociale Cascina Biblioteca. Insieme ai ragazzi, alle ragazze e agli operatori che frequentano il centro, abbiamo invitato a partecipare alla co-progettazione l’artista visivo, ricercatore e docente Riccardo Arena, la coreografa e danzatrice Sonia Brunelli e gli artisti sonori e musicisti Attila Faravelli e Nicola Ratti.  In questo tavolo di lavoro è coinvolta infine anche Alice Bescapè, esperta di teatro sociale e performance di comunità, e ricercatrice interessata all’intersezione tra rigenerazione urbana ed arte; Alice avrà il ruolo di monitorare il processo nelle sue varie fasi di realizzazione.

Una volta definiti i partecipanti, siamo partiti dall’ascolto reciproco dei bisogni e delle aspettative concrete di tutte le persone coinvolte, calibrando quindi le esigenze e le pratiche proposte. Questo percorso ci ha portati alla definizione di tre laboratori da svolgere insieme a  due gruppi di ragazzi e ragazze dotati di capacità cognitive ed esperienze del mondo singolari, differenti da quelle dominanti. I laboratori sono sviluppati su tre giorni ciascuno, condotti individualmente dagli artisti e accompagnati sia da un curatore di Standards sia da un operatore di Mixitè: dal 5 al 12 febbraio Riccardo Arena propone un primo laboratorio pratico di ‘arti visive’, seguirà poi tra il 19 e il 26 febbraio il laboratorio di ‘ascolto e musica’ affidato ad Attila Faravelli e Nicola Ratti e infine dal 15 al 22 marzo Sonia Brunelli introdurrà il terzo e ultimo appuntamento con un laboratorio di ‘danza’. Da un lato questi momenti rispondono all’interesse di Mixitè verso metodi sperimentali per la progettazione di contenuti creativi pensati su misura per i propri utenti, dall’altro lato sono per Standards l’occasione di entrare in relazione con la comunità di Mixitè a partire da un’esperienza pensata insieme a loro, in modo che i ragazzi e le ragazze diventino co-autori di nuovi esercizi in forma di score.

La relazione con Mixitè è iniziata infatti nel 2018 con Città Suono, progetto che si articolava in diverse azioni realizzate da Standards in collaborazione con realtà limitrofe al nostro spazio a Dergano. Già allora abbiamo presentato dei laboratori sonori, arrivando a capire in quell’occasione che non bastava portare artisti dentro la programmazione del centro diurno per minori per lavorare insieme a loro. Una ragazza, prima ancora di iniziare il primo giorno, ci disse: “perché lo fate? Voglio dire, perché fate questo, lo fate per noi? Le abbiamo risposto: “No, lo facciamo insieme a voi” – ma in quello stesso momento ci è parso chiaro che l’arco di progettazione poteva essere ben più ampio di quanto stavamo già facendo, se solo non ci fossimo limitati a presentare contenuti già definiti ma avessimo provato a impegnarci attivamente a disegnare insieme l’esperienza artistica.

Da quella volta, il dialogo con Mixitè è rimasto aperto e oggi si articola in questo progetto.

QW.partiture collettive intende dunque attivare un processo di ascolto concreto, dialogo e scambio tra tutte le persone coinvolte, per fare in modo che questi momenti laboratoriali ci conducano alla scrittura partecipata di tre nuovi score da proporre al pubblico, partiture che saranno presentati in formati particolari e diffusi nel mese di maggio. QW. partiture collettive è in definitiva un esperimento che arricchirà la serie complessiva degli esercizi all’ascolto di una dimensione che troviamo estremamente stimolante: se la percezione sensoriale e l’attenzione del proprio corpo in relazione agli spazi della vita quotidiana possono essere molteplici, non esiste una sola attenzione, un solo modo di ascoltare e un solo modo di abitare ma questi dipendono dal posizionamento di ciascun individuo, dall’esperienza e dal livello di inclusività strutturale della società.