Il nuovo attivismo di Avantgardening, il festival d’arte solidale in streaming
The Age of Earthquakes è un libricino pubblicato nel 2015 che si presenta come una “guida all’estremo presente” — porta la firma di nomi del mondo dell’arte piuttosto rilevanti come Shumon Basar, Douglas Coupland e Hans-Ulrich Obrist e, nelle decine di speculazioni sul futuro che raccoglie ce n’è una piuttosto banale che mi è rimasta in testa qualche mese fa dopo averla casualmente riletta: “Vi siete resi conto che le nostre vite sono sempre più una lista di compiti da svolgere e sempre meno delle storie da raccontare?”
Quella che sta venendo progressivamente erosa, più che un’epica personale, è la nostra capacità di percepire noi stessi e ciò che ci circonda lungo una prospettiva temporale: esaurire il senso di urgenza e, in breve, avere fiducia nel fatto che le cose possano evolvere.
Ripristinare questa abilità, critica per permetterci di vivere oltre che di sopravvivere, non è cosa da poco: non si tratta ormai soltanto di riappropriarci di spazi di immaginazione che ci sono stati concettualmente sottratti, ma sempre più di pretendere condizioni di vita che sono legate a doppio filo con questa abilità: di quale immaginazione parliamo quando la normalità è il precariato perenne? Dove si trova la prospettiva che dovremmo riacquisire se spesso non possiamo nemmeno più dare per scontato il diritto ad un’abitazione dignitosa ed economica?
Maggiore è l’erosione di questi requisiti ad una vita oltre la sopravvivenza e più complesse saranno le misure necessarie a ripristinarli: il potere immaginativo non è più soltanto una questione culturale (chi lo usa e quanto ci guadagna?) e le misure di welfare non sono più soltanto dei dispositivi di tutela sociale (cosa significa subire uno sfratto mentre si è quarantena, durante una pandemia?). In breve, la faccenda si fa sempre più complicata quando si tratta di capire come ricominciare ad esistere. Non serve inventarsi nuovi miscugli tra arte e politica, ma ricordarsi che questi due aspetti della società umana non sono mai stati scollegati.
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Avantgardening è un festival d’arte trasmesso in streaming su Twitch lo scorso weekend e organizzato da un collettivo italiano di attiviste e attivisti: un flusso continuo di performance e di conversazioni durato 72 ore che ha coinvolto oltre 40 performance da parte di artiste e artisti provenienti da tutto il mondo e che aveva uno scopo chiaro e diretto — raccogliere fondi per le Brigate Volontarie per l’Emergenza di Milano, l’organizzazione dal basso che sta estendendo numerose forme di aiuto (come la consegna della spesa e la spesa solidale, oltre che uno sportello di ascolto) alle fasce meno tutelate nella città di Milano durante, ma non solo, la quarantena.
Il festival non si propone di sostituirsi ad un’occasione che in altri momenti si sarebbe potuta consumare dal vivo, ma invece di stimolare modi di fare cultura davvero nuovi. Avantgardening ha ospitato performance di arti visive, arti performative, reading e talk che sfruttassero al meglio delle loro possibilità le due cifre essenziali del festival: il fatto di essere trasmesso in streaming online e commentato in diretta da una chat.
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Il programma del weekend si è sviluppato lungo un asse chiaro: per la comunità di Avantgardening il mondo è un giardino e le nostre azioni, qualunque esse siano, possono contribuire alla cura di questo spazio.
“Come puoi immaginare, questo festival è stata una cosa completamente fuori da ogni canone che conoscevamo, quindi non ci siamo create molte aspettative prima che iniziasse oltre il profondo impegno che abbiamo messo noi e tutti coloro che hanno preso parte all’organizzazione,” mi hanno spiegato rispondendo alle mie domande su un foglio di Google Documenti.
‘La solidarietà è un atto politico, ed è molto diversa dalla carità, che si limita a versare dall’alto al basso senza cercare soluzioni reali’
“L’intero lavoro è stato fatto su base volontaria, ma ciò non ha compromesso nemmeno per un istante l’impegno di nessuno, anzi, spontaneamente si è creato un gruppo di lavoro a servizio di un’idea, con la sola gratificazione che quell’idea fosse giusta e bella, quindi l’energia che si è mossa sin dal primo istante intorno a questo piccolo seme nato da un momento molto buio delle nostre esistenze collettive e individuali è stata potentissima,” hanno continuato raccontadomi il corso del lavoro.
Il programma di Avantgardening ha visto la partecipazione di artisti come Lorem, impegnato a produrre immagini e suoni avvalendosi del supporto di algoritmi di intelligenza artificiale; di SAYRI, piattaforma che mette al centro le esperienze personali ed artistiche di donne e di dissidenze razzializzate e che ha presentato una conversazione insieme a Lizet Aguilar e Sara Gomita, attiviste della Rete Donne Migranti e Figlie; o ancora Nahshi che ha presentato La Passion, un documentario collettivo auto-prodotto sull’eredità delle sonorità di Gigi D’Agostino e del lento violento.
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“In alcuni casi abbiamo un po’ insistito perché queste persone metabolizzassero riflessioni e ricerche che stavano comunque portando avanti e le portassero alla luce,” mi spiega il collettivo di Avantgardening, “e averle viste tutte dispiegarsi davanti ai nostri occhi nel corso della costruzione del festival è stato come vedere un albero germogliare e buttare fuori gemme tutte diverse in mille direzioni, ma con le stesse radici,” continuano raccontandomi il senso della loro curatela rappresentata dallo slogan Don’t be a wrecker, be a grower.
“Crediamo sia stata questa stessa energia comunitaria ad aver attratto chi ha seguito il festival e chi ci ha supportato spontaneamente. Non conosciamo benissimo i numeri di Twitch, ma in tutto abbiamo collezionato circa 15.000 visualizzazioni sul nostro canale,” mi spiegano, parlando dei risultati. “Per essere la prima edizione di un esperimento così bizzarro e senza termini di paragone, per noi sono dati molto buoni: in 3 giorni abbiamo raccolto 1.500 euro, che sono andati direttamente sul conto Paypal delle Brigate Volontarie per l’Emergenza.”
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Il valore intrinseco di Avantgardening, probabilmente, è da ricercare propria nella dimostrata capacità di mettere insieme tre diverse esigenze urgenti e cruciali a qualunque immaginario del futuro: l’introduzione di una narrazione politica e sociale basati sulla solidarietà collettiva e il mutuo aiuto; la costruzione di nuovi modi di fare cultura e arte in grado di far fiorire conversazioni inedite su e con gli strumenti di cui oggi disponiamo; e lo sviluppo di una comunità di attivisti che promuova istanze comuni e con un approccio organizzato.
“Secondo noi, l’arte non ha mai smesso di essere intrinsecamente legata a una riflessione politica e sociale,” mi spiegano, “Anzi, gli ambienti da cui arriviamo ne sono intrisi, ma c’erano più distrazioni — Adesso è abbastanza impossibile distrarsi, abbiamo molto chiara la situazione davanti ai nostri occhi (virtuali) e tutto è più immediato,” continua il collettivo di Avantgardening.
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“Le Brigate Volontarie per l’Emergenza sono formate da ragazze e ragazzi che hanno un background politico preciso e che, per l’emergenza, si sono organizzati immediatamente per agire come rete di solidarietà, diventando le braccia e le gambe di chi non può muoversi di casa e fornendo supporto concreto a chi non ha nemmeno una casa,” racconta il collettivo. “Queste persone ci stanno insegnando che abbiamo una matrice comune e valori comuni da cui partire come collettività, e il primo di questi è la solidarietà: rendersi conto che ci sono persone che hanno meno di te e attivarsi immediatamente per aiutarle.”
“La solidarietà è un atto politico, ed è molto diversa dalla carità, che si limita a versare dall’alto al basso senza cercare soluzioni reali. La solidarietà apre la strada per un nuovo modello sociale, e supportare il lavoro delle ragazze e dei ragazzi delle Brigate è il nostro modo per partecipare a questo movimento politico nascente,” conclude il gruppo organizzativo di Avantgardening — tutte le performance del festival sono visionabili nell’archivio del loro canale Twitch.