A proposito di piattaforme e democrazia

Sono passati dieci anni da quando, l’11 gennaio 2013, il ventiseienne Aaron Swartz si tolse la vita nel suo appartamento di Brooklyn. Il giovane informatico e attivista sociale era accusato di aver scaricato quasi cinque milioni di articoli accademici dalla biblioteca digitale Jstor con l’intenzione di renderli gratuitamente disponibili anche a chi non aveva un abbonamento, commettendo in questo modo una frode informatica. Insieme ad altre accuse collegate, la condanna poteva arrivare fino a trentacinque anni di reclusione.

Divulgare attraverso la rete questi articoli fu l’ultima battaglia di Swartz affinché Internet diventasse un luogo di completa condivisione e diffusione della conoscenza e del pensiero, senza condizionamenti e influenze politiche o economiche.